sabato, Novembre 23, 2024
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Portici e Ercolano, smantellata centrale del riciclaggio. Giro d’affari di 2,6 miliardi di euro

Operazione della Guardia di Finanza, otto arresti

Avrebbe riciclato ben 2,6 miliardi di euro l’organizzazione criminale sgominata dalla Guardia di Finanza che, nel Napoletano, ha eseguito otto arresti. I finanzieri hanno sequestrato complessivamente beni per 25 milioni di euro tra cui quindici immobili a Vilnius (di cui due appartamenti di lusso siti nel centro storico, due alberghi e un bar-ristorante), quattro immobili a Riga (di cui due appartamenti di lusso), una villa ad Ercolano con piscina e campo di calcio, un immobile a Portici, un immobile a Como e uno yacht. Stimati in circa seimila i ‘clienti’ della banda.  “Hanno usato tecnologia da servizi segreti, quella israeliana, tra le più sofisticate al mondo, per difendere la loro rete informatica”. Lo ha detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri nel corso della conferenza stampa sull’organizzazione scoperta nel Napoletano di una centrale di riciclaggio internazionale. Ci sono campani, laziali e lombardi tra i 6mila clienti dell’associazione a delinquere – ha detto il comandante provinciale della guardia di finanza generale Paolo Borrelli – e sono state eseguite indagini tecniche all’estero. Esaminati anche centinaia di documenti criptati e controllate 140mila operazioni bancarie.

Del giro d’affari da 2,6 miliardi di euro gestito dall’associazione a delinquere sgominata dalla Guardia di Finanza di Napoli, ben 1,5 miliardi sono riconducibili a clienti italiani: lo ha detto il colonnello Paolo Consiglio, comandante del Nucleo PEF della Guardia di Finanza di Napoli, nel corso della conferenza stampa in procura cui sta prendendo parte anche il procuratore Nicola Gratteri. “Il 51% degli oltre 6mila clienti – ha spiegato il comandante Consiglio – erano infatti italiani. La tipologia di clientela è variegata: ci sono pregiudicati, anche legati a criminalità organizzata, consulenti e professionisti, tutte persone – ha spiegato Consiglio – che avevano soldi da nascondere”. L’organizzazione gestiva, attraverso un istituto di moneta elettronica a Vilnius, una vera e propria attività bancaria illecita attraverso la quale offriva il servizio di riciclaggio ai clienti più disparati attirati anche con delle campagne di marketing sul web particolarmente spregiudicate.

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