Uno spoke a Napoli, si occuperà dell’abbattimento dell’impatto ambientale
Un’occasione di rilancio per la ricerca è ‘Agritech’, il centro nazionale per lo sviluppo delle nuove tecnologie in agricoltura. Il progetto vale circa 350 milioni di euro di cui 320 milioni a carico del PNRR e vede l’Università degli Studi di Napoli Federico II ente promotore e responsabile dell’ hub nazionale che sorgerà nell’ex comprensorio della Manifattura dei Tabacchi a Napoli. Ne parliamo con Danilo Ercolini, direttore del Dipartimento di Agraria della Federico II che ha sede nella Reggia di Portici (nella foto in basso) e curatore scientifico del progetto
Cosa è Agritech e quali le finalità?
Agritech sarà strutturato secondo un hub & spoke, con un coordinamento a Napoli e nove nodi di ricerca distribuiti tra il Nord, il Sud e il Centro Italia. Abbiamo cinque obiettivi: adattamento sostenibile ai cambiamenti climatici, riduzione dell’impatto ambientale, elaborazione di nuovi modelli di economia circolare e valorizzazione delle biomasse, tutela delle aree interne e infine la tracciabilità di filiera agraria, ovvero la filiera dei prodotti agricoli. Per raggiungere i cinque obiettivi abbiamo messo a terra nove spoke che si occupano di nove tematiche differenti. Avremo uno spoke anche a Napoli che si occupa dell’abbattimento dell’impatto ambientale, della riduzione dell’uso di agrofarmaci in agricoltura attraverso tecniche di agricoltura 4.0. Un esempio? Prima si facevano trattamenti a pioggia per le malattie delle piante. Ora le tecnologie abilitanti ci permettono di andare a fare un trattamento dopo una mappatura tramite gis che ci fa capire quali sono le piante che hanno bisogno del trattamento e di agire di precisione con un drone.
Quando partono i lavori per Agritech?
I lavori partiranno a settembre, sono in via di costituzione gli organi di governo della Fondazione. Un altro punto importante è il coinvolgimento di Agraria. Pur essendo un’iniziativa di ateneo, per sua caratteristica e per sua esperienza, Agraria sarà uno dei Dipartimenti protagonisti insieme a Ingegneria e chiaramente questo si collega molto bene a tutte le attività didattiche perché abbiamo dei corsi di laurea sia triennale che magistrale orientati alla nuova concezione della produzione agricola che deve essere sostenibile, che deve andare in linea con le tendenze di riduzione di impatto ambientale, con tutti gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Aggiungo che da quest’anno la nostra laurea magistrale in Scienze e Tecnologie Agrarie vanta una collaborazione nell’ambito della formazione con Bonifiche Ferraresi che è il gruppo industriale più grande d’Italia, partner anche di Agritech che ospita a sue spese per la tesi di laurea gli studenti nella propria sede.
Quali altri progetti in campo?
Ci stiamo muovendo anche verso una didattica innovativa: stiamo per lanciare un corso di laurea interamente in lingua inglese per dare una spinta anche sulla Internazionalizzazione. E la macroarea tematica di questo corso, che stiamo pensando in laurea magistrale, è la Sostenibilità perché dobbiamo pensare a concentrare sia le nostre attività di ricerca che quelle di didattica nei prossimi anni a una produzione alimentare che faccia bene alla salute e anche al pianeta.
Ci sono progetti mirati anche alle aziende agricole?
Noi avremo due branch di trasferimento tecnologico: il primo è quello di creazione di impresa a partire dai risultati di ricerca, un altro branch è volto a stimolare le aziende agricole che sono un po’ refrattarie all’utilizzo della tecnologia. A questo proposito fonderemo una Academy Agritech per la formazione di tecnici specializzati che metteremo a disposizione delle aziende.